lunedì 9 novembre 2009

PESTICIDI IN UN BICCHIERE DI VINO

Quando si parla di vino molti lo scambiano per una bevanda qualsiasi , per chi non lo sa il bacco si presuppone che sia Asiatico. La Vitis Vinifera, o uva "europea", venne coltivata per la prima volta 8000 anni fa in Asia, nelle terre comprese tra il Mar, nero, il Mar Caspio e l'Iran settentrionale. Esistono anche due specie di origine americana, la Viti lambrusca e la Viti recondita, la prima fu scoperta dai Vichinghi e coltivata dai coloni britannici, nel diciannovesimo secolo, ed è quella maggiormente coltivata tutt'ora oltreoceano. In tutto questo concetto continuo a chiedermi a cosa servono le case farmaceutiche che sponsorizzano chimica per enologia per far si una bevanda chiamata VI-NO ? Emi chiedo ancora perchè bere vino fatto con i farmaci ?
Perchè bisogna avvelenare sia la tera la pianta e noi stessi per ricavare un vino che lo si fa da 8000 mila anni ?
Ora vi dimostro quanta chimica ci potrbbe essere in un bicchierino di vino.

Residui di pesticidi nei vini, Co2 e veleni vari.

Qualche giorno fa Nicolas Joly mi ha mandato questo articolo che vi riporto integralmente su uno studio fatto per rilevare la presenza di pesticidi nel vino. I risultati sono veramente sconvolgenti: si è arrivati a trovare soglie di pesticidi 5800 volte superiori al massimo dei residui ammessi nell’acqua potabile!!!
Domenica sera 13 aprile alla trasmissione Report hanno detto che la CO2 prodotta da un’aratura di un ettaro di terreno concimato chimicamente produce più CO2 che 1000 TIR in un giorno su una autostrada….. sempre nella stessa trasmissione hanno parlato di uno studio fatto dalla FAO dove si diceva che se si coltivasse con il metodo di agricoltura biologica tutto il mondo ci sarebbe un calo di produzione del 10% nelle nazioni industrializzate ed un aumento di almeno il 30% nei paesi poveri e non concimando chimicamente ( e non avvelenando) si rientrerebbe tranquillamente nei parametri della CO2. E poi noi dobbiamo cambiare le auto per l’Euro 4 o l’Euro 5…
E poi ci dicono che manca cibo o è troppo caro, quando la sola Inghilterra ha uno scarto del 50% sulla frutta e verdura che si commercializza.

Residui di antiparassitari nel vino
Le associazioni Pesticides Action Network Europa (Pan- Europa),fra cui la M.D.R.G.F., hanno pubblicato i risultati di una campagna di analisi realizzata su vini europei e di diversi paesi del mondo intero e denunciano la contaminazione generalizzata di questi vini da residui di antiparassitari.
Lo studio è stato coordinato Pan-Europa e sostenuto dalla MDRGF per la Francia, Global 2000 per l'Austria e Greenpeace per la Germania.
Sono state analizzate 40 bottiglie di vino rosso provenienti da Francia, Austria, Germania, Italia, Portogallo, Sudafrica, Australia e Cile. Di queste bottiglie, 34 provenivano da agricoltura intensiva (chimica) e 6 da agricoltura biologica.
Risultati: il 100% dei vini convenzionali provati risultano contaminati. Ogni campione analizzato contiene in media più di 4 antiparassitari: i più contaminati contengono fino a 10 antiparassitari diversi!

Livello di contaminazione:
il livello di contaminazione massimo riscontrato è stato di 5800 volte più elevato rispetto a quello ammesso nell'acqua potabile! I livelli di contaminazione in questo studio sono variabili e non superano i limiti massimi autorizzati (MRL) per la materia prima. Si nota infatti che non esistono MRL per il vino, ma che ci si riferisce ai limiti stabiliti per l’uva, limiti che sono molto elevati. I livelli di contaminazione osservati nel vino sono considerevolmente più elevati dei livelli tollerati per gli antiparassitari nell'acqua, in alcuni vini analizzati si sono riscontrate delle quantità 5800 volte superiori alle concentrazioni massime ammissibili (CMA) autorizzate per antiparassitario nell'acqua del rubinetto!
Rischi sanitari.
Questi numerosi residui dimostrano un utilizzo massiccio di antiparassitari in viticoltura. Fra questi residui sono state trovate numerose molecole potenzialmente cancerogene e teratogene, neurotossiche, agenti di squilibri endocrini e dello sviluppo.

Vini biologici.
I vini biologici analizzati non hanno mostrato tracce di residui di antiparassitari ad eccezione di un campione della Bourgogne nel quale si sono trovate tracce di un pesticida. Questa presenza in tracce è spiegata, proprio per via della quantità così modesta, dall’effetto deriva delle polverizzazioni in provenienza dai lotti vicini condotti con il metodo convenzionale. Questa contaminazione dei prodotti biologici, sebbene rara e in minima traccia, non è assolutamente accettabile per il sistema di controllo, anche se per deriva.
Lo studio realizzato per Pan-Europa e la M.D.R.G.F. dimostra che l'utilizzo molto intensivo di antiparassitari in viticoltura (il 20% degli antiparassitari è consumato sul 3% della superficie agricola, quella viticola) ha come conseguenza la presenza sistematica di numerosi residui nei vini.
" È giunto il tempo, conformemente alle decisioni della Grenelle, che la viticoltura riduca il suo consumo di antiparassitari per contenere l'esposizione dei consumatori al rischio sanitario, privilegiando le tecniche di coltivazione alternative all’impiego di antiparassitari di sintesi. Sono questi sistemi alternativi che la MDRGF ha promosso in occasione della 3a edizione della “settimana senza antiparassitari” che svoltasi dal 20 al 30 marzo.
Dichiara F. Veillerette, il Presidente del MDRGF ed amministratore della rete Pan-Europa."Inoltre, i rappresentanti del governo francese dovranno assolutamente fare di tutto perché le legislazioni europee sugli antiparassitari eliminino gli antiparassitari più pericolosi e favoriscano i sistemi che riducono fortemente, o fanno a meno completamente, di questi veleni"
Se vi interessano informazioni più dettagliate sullo studio “Residui di pesticidi nel vino” potete andare sui seguenti siti:
In Francese Téléchargez l'étude complète et des informations complémentaires
Téléchargez le communiqué de presse faisant état des résultats

In Inglese
Download the full results and more informations
Download the press release